IL MOSTRO, IL BAMBINO E LA MORTE

Con Lucia Corna
e Daniel Santantonio

Liberamente ispirato dal romanzo “A Monster Calls” di Patrick Ness e Siobhan Dowd

Regia e concept di Lucia Corna e Daniel Santantonio 

Scenografia di Giovanni Ambrosini
Suono Giorgio Canini

Prodotto da Associazione Volontari Hospice di Vertova e PEM Potenziali Evocati Multimediali
Con il sostegno di Coop CMC

Durata 75 minuti

IL MOSTRO, IL BAMBINO E LA MORTE 

Di fronte alla morte siamo tutti innocenti, siamo tutti bambini. Conor ha tredici anni e la madre malata di cancro. È arrabbiato, triste e isolato dal resto del mondo a causa di un dolore che lo rende inavvicinabile. Di notte, invece, non riesce a dormire perché tormentato da un incubo tremendo di cui non ha mai fatto parola con nessuno.
Ma qualcosa che viene da lontano, qualcosa di simile a un amico immaginario, prende vita e gli fa visita durante la notte. Un mostro con le sembianze di un tasso, il più importante tra gli alberi curativi che sembra però venuto solo per raccontare delle storie. Storie che si rivelano essere la medicina di cui Conor ha bisogno, perché contengono la realtà quando è troppo difficile accettarla, perché danno una direzione quando il buio è opprimente. Infine, Conor sarà in grado di raccontare la sua storia, la storia del suo incubo, e potrà finalmente fare la cosa più difficile: lasciare andare sua madre. 

Uno spettacolo che racconta la morte in modo semplice, comprensibile anche da un bambino. La tragedia si trasforma in fiaba grazie all’immaginario di un ragazzino alle porte dell’adolescenza. Il dolore si proietta nelle sembianze di un mostro-albero buono e cattivo al tempo stesso “perché non c’è sempre un buono, Conor O’Malley, così come non c’è sempre un cattivo, perlopiù è una via di mezzo.” Conor vive tutti gli stadi del lutto: dall’ira, alla depressione, fino all’accettazione. Impossibile non empatizzare con la sua inadeguatezza: non esiste nessun manuale di istruzione che insegni cosa farne di un dolore che sembra capace di annientare il mondo intero. 

In scena solo qualche elemento ad abbracciare le voci e i corpi dei due attori: una vecchia poltrona e un “nido” di rami che creano luci e ombre danzanti. Una scena essenziale così come lo è l’atto di evocare, antico come il mondo eppure ancora così prezioso. Sul palcoscenico Lucia Corna e Daniel Santantonio giovani e intraprendenti attori diplomati alla Scuola del Teatro Stabile di Torino, che in uno stile a metà fra la narrazione e l’immedesimazione affrescano la vicenda di Conor e di sua madre.